La forma e il dettaglio

Mario Ridolfi il mestiere di architetto
realizzato da Gustavo Caprioli
- Terni, 1998
testi di G.Caprioli e P.Margheriti - 1983 - foto di G.Caprioli - 1983

testi, immagini e sito web sono di proprietà dei rispettivi autori

Indice
L'idea
La geometria
La storia
I materiali
La forma e il dettaglio
Il disegno
Le opere ternane
Bibliografia

 

Il volume unitario e compiuto diventa dinamico dei dettagli, che minutamente sottolineano la volontà di ricondurre la compiutezza logica e razionale del progetto alla eversione corporale della materia. Si è parlato di "logos e di eros" a proposito del metodo progettuale di Ridolfi. Egli considera ogni progetto un atto di amore, una creazione che nasce da un idea e si materializza lentamente in un continuo processo di revisione dei risultati ottenuti (non a caso ogni suo progetto definitivo è preceduto da una serie innumerevole di ipotesi, di soluzioni alternative, studiate fin nei minimi dettagli). "..... Dai disegni si vede chiaramente lo sforzo di ricerca nei particolari tutti come è mia abitudine, che mi spinge a considerare il mio lavoro quasi un "costruire sulla carta" e tutto al vero, incurante della grande quantità di carta necessaria, perché solo così si può essere certi di affrontare tutti gli aspetti del costruire e si è coscienti di fornire a se stessi la gioia dell'operare, e agli esecutori dell'opera lo strumento indispensabile per la sua esecuzione. Voi direte che questo è un modo artigianale di progettare, e così è. Ma non è l'artigiano l'artefice, l'esecutore del manufatto?...... Il risultato finale del nostro lavoro si arricchisce anche e soprattutto, per la convergenza di fattori quali l'esperienza professionale, soprattutto artigianale, le idee e la volontà di dare vita alle cose, quasi a farle respirare, tentare di farle parlare poi l'amore e l'onesta professionale". Così Ridolfi presentava il suo progetto di ampliamento per Casa Ottaviani a Norcia. Questa sua completa ed intima adesione all'oggetto reale, lo porta a considerare l'architettura in tutta la sua complessità costruttiva, lo pone in condizione di sviluppare una ricerca personale fin dagli inizi della sua attività intorno ad un nuovo rapporto tra struttura e forma. Un rapporto basato su alcune operazioni fondamentali per la storia dell'architettura: la struttura intelaiata si identifica con la struttura logica, concettuale e individua una funzione primaria rispetto al piano di separazione fra spazio interno e esterno. In questo modo nasce immediatamente un rapporto gerarchico e quindi dialettico tra i segni lineari e sintetici della struttura e il segno bidimensionale e frazionato della tamponatura. In questo caso Ridolfi appartiene agli schemi progettuali del razionalismo, ma li supera nel momento in cui ottiene una ulteriore identità: quella tra segni (idea) e materia (forma) che questi inverano. In altre parole c'è in Ridolfi una concettualizzazione della funzione dei materiali che non scade nell'oggettivismo, ne nella espressione di tecnica costruttiva, ma costituisce la base di un metodo teso a rendere simbolica la tecnologia dentro l'architettura. Ridolfi affronta così, da protagonista uno dei nodi della problematica architettonica: quello del significato "complesso" della costruzione dello spazio e della strada, sia razionale che passionale per giungere ad esso. L'unità edilizia diventa allora un "unità che respira", molto lontano dai compiacimenti romantici. Il suo essere artigiano diviene per alcuni aspetti e per altri uno strumento contro l'alienazione dell'immagine tecnologica. Si potrebbe definire quella di Ridolfi, una razionalità alternativa, non astratta, legata indissolubilmente all'esperienza e alla quotidianità del sapere, che gli permette di modificare dall'interno l'immagine dell'architettura.