La geometria

Mario Ridolfi il mestiere di architetto
realizzato da Gustavo Caprioli
- Terni, 1998
testi di G.Caprioli e P.Margheriti - 1983 - foto di G.Caprioli - 1983

testi, immagini e sito web sono di proprietà dei rispettivi autori

Indice
L'idea
La geometria
La storia
I materiali
La forma e il dettaglio
Il disegno
Le opere ternane
Bibliografia

 

Quello della centralità (intesa come articolazione intorno ad un nucleo, di spazi minori in se conclusi) è un tema ricorrente nella produzione di Ridolfi (si pensi ala giovanile torre dei Ristoranti, al motel Agip), ma che caratterizza soprattutto le ultime opere, quelle marmoresi. Quasi tutte nascono da una forma geometrica elementare come il quadrato, il cerchio e poi per compenetrazioni successive nascono forme più complesse, come la stella a otto punte (due quadrati sovrapposti) o quella a sei punte (due triangoli sovrapposti). A volte, invece si tratta di aggregazioni intorno ad un nucleo centrale da cui nascono per gemmazione altre figure semplici, come nelle architetture rinascimentali o barocche. Pianta centrale in questo caso sta a significare l'interpretazione particolare e soggettiva di un idea di spazio teso alla riconquista dell'unità attraverso lo sviluppo di un progetto di crescita tridimensionale intorno ad un asse centrale e la contemporanea presenza di un fuoco, due elementi che permettono una attribuzione di misura, di finitezza dello spazio interno. Ma il centro permette anche una corrispondenza dialettica tra interno ed esterno, fra nucleo e periferia, anche se i volumi si frantumano e si disperdono rispetto all'addensamento primario. In Casa De Bonis il centro è "vuoto" esplosione di materia ed accumulazione al suo interno funzionando come passaggio fra i due volumi costruiti. Ma il suo significato formale rimanda al sistema di regole rinascimentale e barocco: quel vuoto permette la concentrazione e la integrazione delle parti, così come le cupole (aspirazione al vuoto) erano l'anello fra spazi della diversa geometria. Nel Motel Agip lo sviluppo verticale diventa perimetrale fino a definirsi nel tema della torre e la ripetizione del centro per piani sviluppa la descrizione dello spazio secondo i nodi della crescita a spirale, a dare l'impressione di una stabilità avvolgente ed insieme nel suo contrario, nell'immagine di opposti. Un procedimento che porta a definire l'essenza di questa architettura: la tensione dialettica. D'altra parte la simmetria rispetto ad un punto permette grande controllo dello spazio ed è quella geometria che da più l'idea di organismo che pulsa, si espande nei dettagli, nei particolari e poi si contrae di nuovo nel volume unitario; il Palazzo degli uffici comunali ne è l'esempio più calzante. Lo spazio si articola intorno ad un vuoto ellittico e viene contenuto da una sottile membrana che vibra e si modella alternativamente su sedici pilastri perimetrali. Il risultato è un edificio dal volume compatto che la luce modella plasticamente nei sette piani di altezza. Guardando la pianta ai diversi livelli vengono in mente chiaramente certi spazi barocchi, mentre l'immagine complessiva dell'edificio rimanda al Battistero di Parma con la sua superficie vibrante di minute sculture. Sono riferimenti voluti, studiati o, come sempre, Ridolfi attinge dalla storia inconsapevolmente, con ingenuità? E' innegabile che le sue ultime architetture abbiano molto in comune con le spazialità barocche, così come la decorazione sovrabbondante che è parte integrale e inscindibile dell'architettura non può far pensare alla poetica borrominiana. Casa Lina con la sua pianta stellare, le scale elicoidali che si avvolgono intorno ad un fulcro centrale, il muro che si corruga e si fa plastico fortemente chiaroscurato richiamano analogie che inducono ad una lettura provocatoria dell'artigiano Ridolfi. Casa Lina è stata definita "paradigma progettuale" di Ridolfi. Nata da una complessa costruzione geometrica componendosi in un profilo stellare a dieci punte. Lo spazio interno nasce dall'articolazione di cinque lobi principali attorno ad un centro. La realtà spaziale interna fortemente dinamica contraddice l'aspettativa di spazio statico a cui la pianta e il volume esterno sembrano alludere. Anche qui il centro è uno spazio vuoto senza funzioni specifiche, è anche il più verticale perché il colmo del tetto si incrementa della lanterna, ed è il luogo di penombra perché più interno. Gli ambienti che si articolano intorno sono spazi via via più bassi e più luminosi. Le falde inclinate della copertura, quasi funzionando da cannocchiale prospettico, incrementano il senso di profondità e di fuga del centro illudendo che la parete di fondo sia più lontana di quello che è effettivamente. La pianta stellare poneva le premesse per una citazione dell'architettura rinascimentale (schemi di Filarete) ma l'esito finale risulta molto più complesso e ricco di motivi diversi.