I materiali

Mario Ridolfi il mestiere di architetto
realizzato da Gustavo Caprioli
- Terni, 1998
testi di G.Caprioli e P.Margheriti - 1983 - foto di G.Caprioli - 1983

testi, immagini e sito web sono di proprietà dei rispettivi autori

Indice
L'idea
La geometria
La storia
I materiali
La forma e il dettaglio
Il disegno
Le opere ternane
Bibliografia

 

Ridolfi vive "l'architettura" conoscendo i materiali, con tutte le loro potenzialità espressive; il mattone assume tutte le forme plasticamente possibili: diventa una filigrana trasparente a coronomanto di Casa Franconi a Terni, o un fiore polilobato incastonato nel muro perimetrale di Casa Luccioni, sempre a Terni. Il cemento armato viene modellato ed esaltato dalla compresenza di materiali antichi come la pietra sponga e la ceramica: materiali tradizionali, che appartengono all'architettura minore, non per un recupero della versione popolare della storia, ma per una scelta di linguaggio. Un linguaggio attento ai materiali e alle forme della tradizione locale attento soprattutto al contesto in cui il nuovo si inserisce: la scuola media "Leonardo Da Vinci" a Terni con i suoi tetti a falde, la pietra sponga e le ceramiche nei sottofinestra dialoga, senza imporsi, con la medioevale Chiesa di San Francesco antistante; il progetto degli uffici Comunali, sempre a Terni, si colloca come emergenza contemporanea accanto a Palazzo Spada, emergenza rinascimentale. Anche qui il confronto diretto tra nuovo e vecchio diventa dialettico e valorizza entrambi gli edifici. Un linguaggio difficile questo, che lo ha portato a sviluppare la sua ricerca in una posizione isolata in assenza di una cultura nazionale in grado di poter comprendere certe ipotesi. La sua ricerca personale, così' ricca e appassionata, rendeva indubbiamente consapevoli gli esponenti della cultura ufficiale, della propria incapacità di intraprendere il "mestiere di architetto". Kahn parlava di "spazio privato e rischioso della poesia", Ridolfi si autodefinisce "solo un artigiano" e, come tale è stato emarginato per lungo tempo: come un artigiano che portava con se tutte le velleità e i sentimentalismi del buon tempo antico, senza capire il vero senso di quella affermazione. L'artigianalità, infatti, è intesa come conoscenza ed uso di strumentalità sedimentata nella memoria storica, come volontà di comprendere nell'architettura tutte le maestranze come muratori, ceramisti, fabbri. Questo è il mestiere per Ridolfi in cui cultura materiale e cultura intellettuale sono in continuo confronto dialettico. Il progetto allora diventa uno sforzo di sintesi unitaria che risolve le contraddizioni fra materia e forma, fra dettaglio e insieme.